2022 — Rodi, l’isola delle rose dove l’estate non finisce mai

Gianluigi Cogo
Gigi Cogo travel blog
10 min readNov 26, 2022

--

foto credits

Volo rapido da Atene e, oplà, in meno di un’ora siamo a Rodi.

Questa parte di vacanza settembrina è stata, volutamente, pensata come un periodo di relax assoluto, gestito alla vecchia maniera, ovvero attraverso agenzia e senza scomodare il web, le #OTA o altri cazzabubboli social. A pensarci bene torniamo in un villaggio turistico #allinclusive dopo vent’anni. E a dire il vero è proprio quello che volevamo e cercavamo.

Dunque pace assoluta, calore, mare, sole e voglia di trascorrere il tempo all’insegna del dolce far niente ma … C’è sempre la curiosità che ci attanaglia e dunque non siamo capaci di restare completamente immobili, per cui il racconto che segue riguarda le fughe dal nostro resort verso le bellezze dell’isola.

Avendo scelto Faliraki, un piccolo villaggio turistico sulla costa est dell’isola, come location e accomodation unica per tutta la settimana, per muoverci abbiamo tre alternative: auto a noleggio, autobus o barca.
La barca è indubbiamente più comoda per arrivare alle baie e dunque la prima gita è in direzione delle grotte di Ladiko e della famosissima baia di Anthony Quinn.

Questa piccola spiaggia è probabilmente la più famosa dell’isola. Qui il mare è quella cosa che va dal blu, al turchese al cobalto, con trasparenze assurde e indescrivibili ed è davvero difficile, una volta immersi nelle caldissime acque della baia, abbandonare questo paradiso terrestre .
Il nome deriva dal fatto che proprio qui, nel 1961, vennero girate alcune scene del film I cannoni di Navarone, interpretato da Anthony Quinn. L’attore, innamoratosi della spettacolare location, decise di acquistare l’intera baia. Beato lui!
Successivamente, nel 1990, egli restituì la baia all’Isola di Rodi che, in suo onore, ne mantenne il nome.

Anthony Quinn Bay — (foto di Gigicogo)

La seconda gita in barca prevede un’escursione a Lindos, città antichissima che secondo il grande poeta Omero fu costruita dai Dori insieme alle città di Kamiros e Ialissos nel XII° secolo a.c.

Secondo Omero, quando Rodi partecipò alla guerra di Troia con sei proprie navi, quest’ultime provenivano tutte da Lindos. La narrazione del sommo poeta dimostra che a quell’epoca Lindos era la città più potente dell’isola e infatti, si narra che nel VII° secolo a.c. gli abitanti della città avessero già fondato diverse colonie e che la loro flotta controllava una parte cospicua del commercio e della navigazione mercantile del Mediterraneo.

Oggi Lindos è un bazar turistico a cielo aperto, un caotico villaggio prostituitosi al commercio di chincaglierie e souvenir di dubbia provenienza. Poche le attività artigianali autoctone, serie e originali. Detto ciò, bisogna dotarsi di pazienza, uscire dai vicoli del centro storico e cercare un po’ fuori dal caos turistico l’originalità e l’autenticità perdute.

Lindos — (foto di Gigicogo)

Ma Lindos è anche mare e spiagge stupende. Tralasciando Paralia Lindos, la grande spiaggia contigua al porto dei traghetti, ci dirigiamo verso la perla di Lindos, ovvero la Paralia Agios Pavlos presso la St. Paul’s bay. Un gioiello, una chicca, un regalo per gli occhi e per tutti gli altri sensi.

Il nome della località deriva da una piccola chiesa presente nella parte orientale del bacino. Per raggiungerla è necessario scendere la rampa che porta dal Teatro Antico giù fino alla spiaggia, attraversando prima un sentiero e poi dei gradoni molto scoscesi. Una volta arrivati si è di fronte a un vero paradiso terrestre. Acqua cristallina e paesaggio mozzafiato. Sicuramente una delle spiagge più emozionanti di tutta l’isola. Ovviamente ci tuffiamo subito e ci facciamo coccolare dal tepore dell’acqua e dalla tranquillità del luogo. Leggendo altre recensioni si fa riferimento a caos, rumore e battelli invadenti. Ma a Settembre di tutto ciò non vi è traccia anche se la spiaggia è sold out per quanto riguarda i lettini dell’unico stabilimento presente, ma per niente affollata.

Paralia Agios Pavlos presso la St. Paul’s bay — (foto di Gigicogo)

Le gite in barca sono bellissime, anche perchè regalano quella sensazione di libertà che solo la navigazione sa dare. Ma non ci limitiamo solo a questa tipologia di escursioni.

Le spiagge di Rodi sono lunghissime e le passeggiate alla scoperta di baie e insenature possono durare delle ore. Ed è così che scopriamo di volta in volta piccoli gioielli anche semplicemente passeggiando sulla battigia.
Il primo, Kathara Beach, si trova proprio in prossimità del villaggio di Faliraki a circa due chilometri di passeggiata dal nostro resort e rappresenta anche la porta di ingresso per una spiaggia nudista molto frequentata.

Anche qui il mare è stratosferico e la trasparenza delle acque davvero notevole. Si tratta di una spiaggia tranquillissima, con alcuni beach bar e beach resturant affacciati proprio sull’arenile. A due passi dalla spiaggia c’è anche un piccolo porticciolo di pescatori e una chiesetta affacciata sulle acque blu della baia. Insomma atmosfere greche doc e di grande effetto.

Kathara Beach — (foto di Gigicogo)

Nei giorni seguenti, con un’altra escursione a piedi verso nord rispetto alla location del nostro resort, affrontiamo una piccola salita sul sentiero che si dirama in mezzo alla macchia mediterranea in direzione di Kallithea, luogo rinomato di terme e benessere. Seguendo questo sentiero, spesso a strapiombo sul mare, veniamo rapiti e invogliati da una serie di insenature raggiungibili solo a piedi. Altre lungo il percorso sono un po’ più attrezzate e offrono anche la disponibilità di piccoli stabilimenti balneari, nonchè ristoranti e bar molto bizzari, ricavati in una grotta, piuttosto che distesi letteralmente sulla battigia per offrire un’esperienza di degustazione con i piedi in acqua. Scelte strane, ma simpatiche e da vivere.

Fra le spiagge più belle sicuramente Nicholas Beach, Tasos beach e Oasis Beach Kallithea. Vista la difficoltà a raggiungerle, esse son quasi tutte frequentate esclusivamente da giovanissimi e rappresentano un punto di partenza per le escursioni di snorkeling.

E proprio qui, mi son dedicato anch’io allo snorkeling, maledendo il giorno che decisi di non portarmi appresso la GoPro. Ahime!
Lo spettacolo sottomarino infatti è davvero meraviglioso. Vi sono specie di pesci coloratissime e spesso riunite in banchi numeros che si spostano velocemente fra le grotte e i dirupi sottomarini.

Nicholas Beach e Tasos beach a Rodi — (foto di Gigicogo)

Ovviamente non poteva mancare la classica gita a Rodi città, che scegliamo di intraprendere via bus. Dal nostro resort al centro della città dei templari l’autobus di linea ci impiega solo 25 minuti, quindi l’occasione è ghiotta e non ce la facciamo scappare.

Iniziamo ovviamente dal porto, alla ricerca dell’installazione (ormai solo immaginabile) del colosso di Rodi.

Il Colosso di Rodi è una “creatura” in bilico tra mito e storia. Fu una delle sette meraviglie dell’antichità, anche se rimase intatta per poco più di 60 anni. Il Colosso era una statua enorme, alta dai 30 ai 40 metri, realizzata in legno e bronzo. La sua costruzione sarebbe durata almeno 15 anni. Questa statua rappresentava Elio, il dio del sole e della luce ed era stata costruita per celebrare la vittoria della città su Demetrio, successore di Alessandro Magno.

Basandosi sugli scritti di alcuni storici la struttura fu realizzata con colonne di pietra che avevano al loro interno putrelle di ferro a cui erano agganciate le piastre in bronzo del rivestimento esterno. La costruzione sarebbe finita nel 293 a.C. Il colosso restò in piedi 67 anni finché Rodi non fu distrutta da un terremoto nel 226. a.C. Le ipotesi di studio più recenti pensano che il colosso di Rodi avesse un braccio sollevato e una corona raggiata. Secondo le testimonianze degli storici la statua era stata immaginata come una grande figura umana che reggeva in mano una torcia.

Durante il sisma la statua si spezzò in più pezzi, ma si decise di non ricostruirla perché il gesto non venisse interpretato come un’offesa nei confronti del dio Elio. Nel 653 Rodi fu conquistata dagli arabi che decisero di portare via la statua, dividendola in blocchi e vendendoli a un cittadino di Emesa, di cui ben presto si persero le tracce. Nel corso degli anni sono nati numerosi progetti per ricostruire la statua, anche durante le Olimpiadi del 2004, ma senza che nulla si concretizzasse. Un ulteriore disegno che prevedeva la realizzazione di una statua di 100 metri è stato rilanciato nel 2008.

Secondo una delle versioni arrivate fino a noi la torcia di Elio era sempre accesa e fungeva da faro per le navi che facevano il loro ingresso nel porto di Mandraki. Le imbarcazioni dovevano passare tra le sue gambe per accedere al porto. Non c’è assoluta certezza di chi costruì il colosso, secondo alcuni Carete, secondo altre fonti Lachete di Lindio. Le leggende che ruotano attorno alla statua sono infinite: diverse testimonianze dicono che il cittadino di Emesa a cui furono venduti i blocchi della statua dovette trasportarli su mille cammelli. Il colosso ha influenzato anche il cinema: il regista Sergio Leone diresse un film nel 1961 intitolato “Il colosso di Rodi”. Rodi è anche l’isola del famoso film “Zorba il Greco”, in cui Anthony Quinn ha ballato il Syrtaki.

Secondo alcuni studi contemporanei la statua non si sarebbe trovata all’ingresso del porto, ma era invece collocata su un pilastro all’interno dell’acropoli di Rodi, in posizione rialzata sulla collina vicino al porto, così da poter fungere da faro. (via)

Curiosità: da alcuni anni si discute in Grecia sull’opportunità di ricostruire questa installazione, soprattutto per attirare il turismo. Mah!

Dopo il porto e pregni di tutte queste suggestioni, ci dedichiamo alla visita della cittadella medioevale che, tutt’ora, è una fra le meglio conservate al mondo. Tra le attrazioni da non perdere, scegliamo ovviamente la moschea di Solimano il magnifico e il quartiere dei Cavalieri di San Giovanni per arrivare infine al Palazzo del Gran Maestro, sicuramente uno degli edifici più importanti della città.

Patrimonio dell’Umanità UNESCO, la Città Vecchia di Rodi trova riparo nella magnifica cinta muraria, lunga ben 4 chilometri. Questo capolavoro di architettura militare, costruito nel XIV secolo, donò a Rodi la fama di luogo inespugnabile, benché minacciato dal costante rischio di invasioni. Ricostruite dopo l’assedio turco, le mura abbracciano un sito medievale straordinariamente ben conservato, cui si accede dal porto di Mandraki o varcando le porte monumentali. La fisionomia della Città Vecchia di Rodi si intreccia alla storia all’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, le cui testimonianze si concentrano nella parte alta della città. Il quartiere Kollakio e la celebre Via dei Cavalieri vantano un fascino senza eguali. Il centro storico custodisce anche interessanti resti della dominazione ottomana, come il minareto della Moschea di Solimano il Magnifico e i bagni turchi, senza dimenticare la zona ebraica dagli scorci pittoreschi. Nella Città Vecchia di Rodi le moschee e gli hammam convivono con l’architettura gotica, senza minacciare l’integrità del tessuto urbanistico medievale. Un’autentica meraviglia.

I Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni giunsero a Rodi nel 1300 per proteggere i pellegrini diretti in Terra Santa. L’ordine religioso impose la propria sovranità sull’isola, sviluppando le proprie doti militari per difenderla dalle invasioni. Il loro governo proseguì fino all’assedio turco, quando l’esercito di Solimano il Magnifico li costrinse alla fuga. Questa fase storica, giunta al suo epilogo nel 1522, è ricordata da architetture mozzafiato, concentrate lungo la Via dei Cavalieri o, in greco, Odos Ippoton: un incredibile scorcio di Medioevo che sembra quasi sospeso nel tempo.

Situata nel cuore della Città Vecchia, la ripida strada lastricata è costeggiata dalle locande che offrivano rifugio ai pellegrini. Percorrendola si incontrano imponenti palazzi nobiliari contrassegnati dallo stile architettonico e dai blasoni delle varie nazioni — o meglio, lingue — che componevano l’ordine. La Via dei Cavalieri si sviluppa tra l’Ospedale dei Cavalieri — oggi sede del Museo archeologico di Rodi — e il Palazzo del Grande Maestro.
Un luogo unico al mondo che trasporta in un’altra dimensione. (via)

Cittadella medioevale di Rodi — (foto di Gigicogo)

Dopo aver passeggiato per ore (la città medioevale non è così piccola come sembra) torniamo al porto Porto di Mandraki per scattare le ultime foto al tramonto.

Qui, dove una volta c’era il colosso, oggi ci sono delle colonne che ospitano due statue di cervo, simbolo riconosciuto della città. Passeggiando sul molo si notano anche alcune barche che sono state riconvertite in negozi galleggianti con souvenir tipici. La passeggiata prosegue fino ai mulini a vento (altro simbolo iconografico greco) e poi fino al vecchio faro. Non mancano certo i locali dove sorseggiare un cocktail con vista sul porto e sul tramonto, prima di intraprendere la via del ritorno, in attesa delle ultime giornate di relax al resort.

Rodi, mi sa che ci torneremo.

--

--